Quando l’arte diventa garanzia ed opportunità
Il mercato dell’arte in questi ultimi anni sta cambiando e crescendo velocemente con un valore stimato ormai superiore ai 67 miliardi di dollari; è un’evoluzione che evidenzia diverse contaminazioni e connessioni anche con mondi solo apparentemente lontani e diversi come quello finanziario.
Oggi l’arte, infatti, si sta dimostrando come un asset d’ investimento sia diretto che indiretto (fondi d’investimento in arte). Un esempio di questa nuova evoluzione dell’arte in territori finanziari, fino a poco tempo fa, quasi sconosciuti è l’art lending. Questo strumento, che possiamo anche definire “prestito garantito dall’arte”, è in Italia ancora in fase embrionale, ma già individuabile nei servizi di art advisory della divisione welth management delle banche più evolute che offrono strumenti finanziari innovativi.
Il mercato dell’arte nei tempi recenti si sta dimostrando, inoltre, molto dinamico, soprattutto per quanto riguarda la fascia alta, come dimostra la sempre maggiore domanda comprovata dal crescente numero di transazioni di compravendita. Un mercato questo che, mentre prima era appannaggio esclusivo dei collezionisti, ora invece, sta attraendo anche dei puri investitori che vedono nell’ arte una nuova opportunità sia come fonte di speculazione che come strumento utile e adatto alla protezione del patrimonio.
Il mercato dell’arte, quindi, viene visto ora come un mezzo tra i più proficui per la diversificazione del portafoglio ed è appunto nello scenario appena tracciato che si sta affacciando e si sta sempre più affermando l’art lending.
L’opera d’ arte non viene più concepita come un investimento diretto fine a se stesso, ma diventa uno strumento (indirettamente) finanziario che può far ricavare, dalla sua stessa natura, un reddito fisso.
L’art lending ha visto la sua maggiore crescita negli Stati Uniti dove in ambito bancario si stima che siano stati concessi prestiti, dagli istituti bancari, per oltre 20 miliardi di dollari garantiti da opere d’ arte, mentre in Europa solo recentemente si sta notando un suo graduale incremento.
A ben ragionare si può assolutamente affermare che l’art lending avrebbe proprio nel vecchio continente il suo habitat naturale dato che il mercato delle opere d’arte e tutti i suoi principali attori risiedono qui.
La struttura dell’art lending è alquanto semplice: i collezionisti ottengono dei prestiti per un periodo prestabilito offrendo le proprie opere in garanzia come in una qualsiasi pratica di affidamento. Le opere, a seconda dei vari accordi che vengono stipulati, possono anche rimanere a disposizione del collezionista/debitore che, a seconda dell’opera o delle opere che ha dato in pegno, riceve il prestito. Il finanziamento che viene erogato è calibrato sul valore stimato dell’opera (parametrato sulla quotazione dell’artista e sul valore riconosciuto dal mercato). Si nota, quindi, che il requisito di commisurazione dell’entità del finanziamento non è quello del profilo soggettivo patrimoniale del debitore, ma unicamente quello del valore dell’opera d’arte in quanto tale.
Questo prodotto è una valida alternativa rispetto alla vendita dell’opera d’arte perché ha in sé tre vantaggi:
1) il collezionista continua a possedere l’opera d’arte
2) non sono presenti significativi costi di transazione
3) non si applicano imposte sulle plusvalenze.
Dal punto di vista del collezionista sfruttare i vantaggi di uno strumento finanziario come l’art lending ha dei palesi vantaggi: accanto a quello di poter ottenere una somma di denaro a fronte del deposito in garanzia di una o più opere d’arte, c’è infatti sicuramente quello di rendere l’arte una autentica leva finanziaria che potrà essere adoperata o per diversificare il proprio patrimonio (ad esempio dal prestito ricevuto il collezionista investe nel mercato immobiliare) oppure potrà essere azionata per accrescere il proprio patrimonio artistico (ad esempio con la somma erogata il collezionista acquista nuove opere d’arte ). Nel primo caso parleremo di art lending come liquidity, nel secondo caso invece saremo davanti all’additional capital.
Un altro principale attore nello sviluppo dell’“art lending” sono certamente le case d’asta che in questo campo hanno trovato un terreno molto fertile attraverso la concessione di finanziamenti ai loro stessi clienti a garanzia delle opere d’arte da questi possedute concedendo loro la possibilità di venderne o acquistarne altre loro tramite. Il prestito può essere pari al 50% del valore dell’opera e la durata può oscillare tra i 6 mesi e 7 anni.
Il maggiore aspetto a favore dell’espansione e dell’applicazione dell’art lending è che la percentuale di rischio connaturata al valore rappresentato da un’ opera d’arte si sta assottigliando, rendendo, quindi, più certa e sicura la circolazione dei beni d’ arte e la loro vendita. Tutto questo è dovuto alla maggiore trasparenza delle transazioni e alla creazione di appositi database dei prezzi delle aste con la possibilità di un accordo più facile sulle valutazioni per le parti che vogliano compravendere opere d’ arte.
L’art lending, quindi, oltre a rappresentare una reale e concreta opportunità per collezionisti e opere d’arte, può essere anche un’ indubbia risorsa che le grandi banche offrono, insieme agli altri strumenti finanziari, per gestire il patrimonio dei propri clienti in base alle diverse esigenze di diversificazione e/o protezione dello stesso.